We’ve updated our Terms of Use to reflect our new entity name and address. You can review the changes here.
We’ve updated our Terms of Use. You can review the changes here.

Giostre per Giovani Vecchi

by Giacomo Sferlazzo

/
  • Streaming + Download

    Includes unlimited streaming via the free Bandcamp app, plus high-quality download in MP3, FLAC and more.
    Purchasable with gift card

      €7 EUR  or more

     

1.
Crisi di Mercato Non so come chiamarla. Vostra immensità perenne e assoluta può andare bene? Dottore, non so più neanche io che nome darmi. E se la chiamassi Dio? Ma sì, mi chiami Dio, tutto sommato sono Dio. Dio, si sdrai sul lettino e si rilassi. Cosa c'è che non va, mi dica. Dottore, è da qualche anno che soffro di claustrofobia. Sento sempre il bisogno di espandermi. Lo spazio che ho intorno non mi basta mai. Mi sento sempre soffocare. Ho troppe responsabilità, altro che Dio. Lei se lo ricorda quante religioni c'erano prima? Ora si pretende da me che regoli da solo la vita di tutti, indistintamente. Io non conosco nessuno, non parlo con nessuno, non mi interessa di nessuno eppure devo regolare la vita di ognuno. Nessuno mi stimola, nessuno mi fa espandere, nessuno mi cura. Sono in crisi dottore. Si rilassi Dio, facciamo un gioco, ora io le dirò delle parole e lei mi risponderà la prima cosa che le viene in mente. È Pronto ? Sì. Alberi – Profitto. Acqua – Profitto. Bambini – Profitto. Cielo – Profitto. Africa – Profitto. Geografia – Profitto. Fiore – Profitto. Pistola – Profitto. Profumo – Profitto. Puzza – Profitto. Ma lei sta benissimo. È un po' solo forse, si annoia e non riesce ad essere dinamico. Mi deve aiutare dottore. Dio, lei lo sa già quale cura ci vuole per rianimarla un po'. Sempre la stessa dottore vero. Sì, sempre la stessa. Sì, mi sento già meglio solo al pensiero, tutto riparte, tutti al lavoro, tutto si ricostruisce, tutto rinasce e poi pulizia, potatura del genere umano e suoni e colori indescrivibili, l'industria in moto, affari, affari, profitto, profitto ed io mi posso di nuovo espandere e respirare. Mi prescriva la cura dottore che mi sento già meglio. Allora, un attimo prendo la penna. Mi raccomando di colore rosse dottore, lo sa che mi tira su il rosso. Certo Dio, la penna rossa ed un foglio giallino. Ecco prescriviamo una bella guerra mondiale e lei starà subito meglio.
2.
Sono sicuro che capirete Per andare in guerra non si bada a spese Quindi oltre ai caccia, bombe e fucili Belle divise noi vi daremo.Le ha disegnate un grande stilista Le cuce in Cina, in Italia le imbusta Così che quando al vostro nemico Il fucile in faccia voi punterete Il made in Italy trionferà Anche in battaglia si riconoscerà Si sa che lo stile è fondamentale Specie se viene dallo stivale Ma non la chiamate guerra vi prego È una missione di pace lo giuro Anzi siccome è giusto chiarire La chiameremo missione di stile Volete mettere morire ammazzato Da uno vestito tutto firmato Ciò che divide non son le divise Difatti uniformi si chiamano anche Che a chi le indossa ad altri assomiglia Subito si sente in una grande famiglia Quindi per concludere quanto vi dico Provate a vestirvi di un solo vestito Che l'unica divisa dell'umanità È la divisa della nudità.
3.
Vivere è impossibile La sabbia vola sparsa nell’aria come piccoli pianeti senza orbita. Fanno capolino tra i capelli dei bambini e negli occhi dei gatti alcuni granelli, la vista si sfoca, il mondo si appanna, i contorni delle cose sono tremuli e vaghi e le idee cominciano a diventare ruvide, le lingue sono rotoli di carta vetrata e le unghie chiodi di acciaio, la colonna vertebrale, una corda enorme per ormeggiare bare piene di fiori nel bacino spigoloso di una donna bianca. Vivere è impossibile Vivere è impossibile. Fai presto a vivere che tutti i giorni passeranno come questo, in un attimo, il tempo di rendersi conto che la notte ha preso il sopravvento. Tagliente freddo, cigolio di cerniere arrugginite e il passo lento su una scala di legno ad avvertirci che non c’è tempo per allacciarsi le scarpe, per lavare i piatti, per rifare i letti e combattere la polvere, che provi a inghiottirci la polvere. Il nostro passo avrà un ritmo incomprensibile, nessuno saprà solfeggiarci sopra, i nostri piedi, timpani pieni di riverbero, si accorderanno con il suono degli insetti, rideremo sempre, perché accettiamo anche la notte, accogliamo tutto ma ci piace quasi niente. Vivere è impossibile Vivere è impossibile. La schiuma indietreggia spinta da una forza invisibile, tutto questo mistero che fa, delle cose quotidiane, giostre per bambini vecchi. Si alzano le barriere, tutto il resto sembra distante, ma un cerchio è perfetto quando non è completamente chiuso, da dove si esce, si entra, il più delle volte, quello che è dentro è anche fuori, c’è continuità tra le ossa, i nervi, il sangue, i tessuti, la pelle, i peli, l’aria, gli alberi, il cielo, il mare, le stelle i pianeti, il pieno e il vuoto. Vivere è impossibile Vivere è impossibile. Le forze che dominano l’universo saranno: carta da pacchi in cui chiuderai tutte le ferite e i rimorsi. La terra non si può vendere, niente di ciò che hai creduto comprare ti appartiene. Nei solchi umidi i semi e il concime, le radici come capillari di un corpo che aspira a mangiarsi le nuvole con i polpastrelli delle dita, diventare un cielo cupo e poi limpido e non saziarsi mai di niente, continuare a ridere.
4.
A voi 05:53
A voi A voi equilibristi sepolcri divi imbiancati d'artisti A voi politici e ministri che senza pudore parlate alla nazione A voi giovani attivisti pagati dagli assassini dagli anticomunisti A voi squali arrivisti che per il profitto abbattete foreste A voi nazionalisti con le frontiere dentro le teste A voi capitalisti con tanti visti sui passaporti A voi che usate Lampedusa come una bottega per fare la spesa A voi che avete del compromesso un pretesto per pagarvi una macchina più grande A voi che vi siete arresi perchè tanto non c'è più niente da fare Voi non guardate più il cielo Voi non ascoltate più il mare Voi non abbracciate più gli alberi Voi voi siete tristi siete tristi A voi giornalisti servi dei servi che mentite per professione A voi sputasentenza sotto il rumore della processione A voi ladri apprendisti in giacca e cravatta e la ventiquattrore A voi che avete fatto del denaro il metro del valore A voi difensori dei diritti umani con la pancia piena e la maschera del dolore A voi estetisti del potere di qualsiasi forma e colore Voi non guardate più il cielo Voi non ascoltate più il mare Voi non abbracciate più gli alberi Voi voi siete tristi siete tristi
5.
Siamo moderati Noi siamo i moderati: siamo buoni, siamo gentili, siamo educati. Noi siamo i moderati: siamo credenti, siamo sobri e andiamo in giro armati. Noi siamo i moderati: controlliamo le banche, le televisioni, siamo disciplinati, siamo ammanicati. Produciamo cannoni, ci compriamo nazioni, respingiamo barconi, non siamo mai disperati, siamo rilassati. Siamo l'ossatura del paese, non badiamo a spese, per portare le imprese alla fine del mese. Ci siamo fatti da soli centinaia di condoni, perchè la giustizia la gestiamo con astuzia. Siamo eleganti, siamo benpensanti, siamo laureati, siamo strapagati. Siamo europeisti ma anche nazionalisti, amiamo la famiglia quella tradizionale anche se a volte andiamo a puttane, ma poi ci confessiamo. Preferiamo il mare, dove l'acqua è pulita, ma la fabrichetta scarica nel fiume scorie radioattive, ma cosa ci vuoi fare è il progresso. E seguiamo Slow food ma frequentiamo i fast food, siamo fan di Clint Eastwood e passeggiamo per Hollywood, noi siamo belli. Siamo riformisti, anticomunisti, ai lavoratori diamo il panettone il giorno di natale, nei telegiornali ci vedrai apparire dentro la tua casa prima di mangiare. Noi siamo al centro, ma anche un poco a sinistra ed un poco anche a destra, siamo ovunque. Siamo per il made in Italy, ma prima vengono gli utili. Lavori 15 ore al giorno, l'aria che respiri non è pulitissima etc. etc. etc. Ma puoi comprarti una macchina, una lavatrice, un frigorifero, una casa, dei vestiti nuovi, una bara, ti puoi comprare una bara. Amiamo la democrazia, specialmente esportarla in giro per il mondo. Siamo capitalisti, neocolonialisti, siamo imperialisti, siamo moderati. Siamo contro la droga ....(Sniff).... La droga fa schifo.........(Sniff).... Siamo contro la droga ...(Sniff)... La droga fa schifo............. siamo un po' schizzati, siamo moderati. Beh insomma lo avete capito chi comanda in questo paese, da anni , decenni, secoli forse. Questo è un paese di moderati..... Siamo moderati...
6.
Il poeta Benedetto Barista buon giorno per piacere mi dia del the. Buon giorno signore preferisco darle del tu. Guardi lei ha capito male io voglio un bicchiere di the. Ancora non mi sono squagliato se no un po' di me glielo avrei versato. Va bene ci siamo capiti sto morendo di sete mi dia quel crede ma un grosso bicchiere. Da tempo non credo più in niente, però a qualche cosa dovrò pure aggrapparmi va bene se le verso un verso? In che senso ? Di notte scrivo poesie. Quindi è un poeta ? No, ma mi aggrappo alla poesia. E secondo lei la poesia mi disseta ? Non so a lei a me sì. E che tipo di poesie scrive? Mah, scrivo di cani, ubriachi, scrivo del circo. Ah, lei è quello che si dice un poeta maledetto. No, assolutamente no. Io sono un poeta benedetto di nome e di fatto. Si chiamava Benedetto barista per diletto poeta solo di notte e nessuno nel suo letto era stimato assai da tutti gli operai, dai poveri e i giostrai e da chi aveva guai. Insomma io ho la gola secca, mi dia qualcosa da bere. Vuole dell'acqua? Si mi dia dell'acqua. Come la vuole? In un bicchiere. Ecco beva. Grazie io amo l'acqua. Lei cosa fa nella vita ? Io faccio il pompiere. Prego signora cosa desidera ? Buon giorno Benedetto, il solito. Ecco il whisky. Benedetto lo sai che non bevo whisky. Signora non si ricorda che sbaglio ogni giorno? E' vero è vero ogni giorno prima di darmi il mio solito succo alla pera mi dai del whisky o un bicchiere di rosso ma perche' Benedetto? Non amava la monotonia, chi era troppo potente e le troppe domande, non aveva patente ma guidava lo stesso, lavorava in un bar per guardare la gente. Benedetto. Mi dica signore Gianni. Vedi il bar va molto male non so come dirtelo ma ti devo licenziare. Oggi è un giorno fortunato. Ma non sei dispiaciuto che hai perso il lavoro ? Ma no niente affatto, come si dice:chi perde un lavoro trova un tesoro. Non era cosi il proverbio. Lasci fare lasci fare licenza poetica. Ora che farai Benedetto ? Mah! Scriverò poesie. Sì le poesie e come campi Benedetto ? Come campi ? Ed ora Benedetto vive bene sopra un tetto e si mangia le poesie e poi caca librerie, ride sempre come un matto, sta insegnando agli operai a campare di poesie e a non disperarsi mai, dice che tra un po' di tempo a tutti vuole insegnare a campare senza lavorare, dice che tra un pò di tempo a tutti vuole insegnare a campare senza lavorare.
7.
Sul carro dei vincitori In un paese molto vicino viveva un vecchio rimasto bambino, il suo difetto per chi comandava era che diceva quel che pensava. E quando il Re vietò di ballare lui fece una banda e si mise a suonare, nessuno riuscì più a stare fermo perfino gli alberi mossi dal vento. Noi stiamo bene sul carro dei vincitori. Noi stiamo bene sul carro dei vincitori. Il re comandò ai suoi gendarmi mettetelo in gabbia in pace o con l'armi, e mentre tutti gridavano in coro: "E' stato il vecchio chiediamo perdono". Il giudice in aula si gonfiava il petto l'articolo 2 del comma 18 barra 22 col resto di 8 la legge condanna il vecchio bambino ad anni 20 di stare in galera fatelo subito prima di sera. Noi stiamo bene sul carro dei vincitori. Noi stiamo bene sul carro dei vincitori. Il tempo passò e morto era il Re, il vecchio era pronto dal carcere a uscire, il nuovo governo del passato nemico faceva un eroe di quel che era bandito. Il poeta per lui scrisse versi, delle lodi al Re non eran diversi. Il fabbro che gli aveva chiuso il lucchetto gli dava le chiavi del paesetto. Chi sul giornale sbatteva il mostro ora titolava "L'eroe nostro". Noi stiamo bene sul carro dei vincitori. Noi stiamo bene sul carro dei vincitori. Le cortigiane del Re di prima ora per lui facevan la fila. Quelli che gli avevano fatto la spia inventaron perfino la tifoseria. Nella piazza stava per parlare e pure il governo si era fermato,fece un grande sorriso e disse “Voi mentite tutti io me ne vado”. Noi stiamo bene sul carro dei vincitori. Noi stiamo bene sul carro dei vincitori.
8.
E te lo dico piano. Un mare di silenzio io ti regalerò, mentre la luce sale. E la fragranza antica del pane invade le strade. E tutte le cose ci appaiono misteriose: il vento, i gabbiani, il suono dei respiri. E raccogliamo sassi su una spiaggia. E il tuo sorriso riempie quel vuoto che ho dentro, che non mi lascia stare. E poi mi dici "Sei tu che non vuoi guarire, andiamo a mangiare" "A fare l'amore" ti dico io. E camminiamo scalzi sopra tappeti di inganni e ci guardiamo negli occhi. Accendo un'altra sigaretta e il fumo disegna un viso che ti assomiglia. E poi ridiamo, andiamo in giro, non voglio uscire. E te lo dico piano non te lo dico spesso ma io ti amo.
9.
Che smania di vivere ho. Aveva un cappello di paglia, una maglia di lana colore corallo ed una farfalla tatuata nel collo, parlava come un pappagallo, radeva di rado la barba fischiando, una volta faceva il maestro di ballo. La notte si ubriacava di brutto, giocava a carambola con la sua bambola fino a che un bel giorno lei lo lasciò. Adesso viveva da solo, beveva di meno e cercava un lavoro e sulla sua strada un uomo trovò, gli disse "Vieni puoi stare nel circo ci serve un balletto vestito da pollo sarà un grande show". Ma che smania, che smania, che smania di vivere ho. Lì conobbe la donna sui trampoli alti tre metri e sessanta, sembrava una santa e gli elefanti stringevano i denti quando in mezzo al fuoco dovevano andare, si girava il mondo ridendo e scherzando fino a che un bel giorno si stancò del circo salì su una moto e accelerò. Vicino a una spiaggia un fuoco e un violino risate sguaiate di zingari urlanti curioso si avvicinò, il vecchio con i denti d'oro gli disse "Balla che il mondo è una palla di mille colori che gira nel vuoto senza timori". Così comincio la sua danza e una strana fragranza, una dolce presenza, una donna gitana lo catturò: "Ti porto in un mondo di meraviglie, facciamo faville, beviamo scintille, ma il vento se lo portò". Ma che smania, che smania, che smania di vivere ho. Salì sopra un bianco cavallo che non era mai stanco e vestito di panno con mille penne il cielo scarabocchiò e fu così che la luna gli chiese di rifargli i contorni che era da tempo che specchiandosi in mare li vedeva tremare e lui rispose "Io voglio volare, facciamo un bel patto, ti riscrivo i fianchi ma tu dammi le ali che voglio vedere la terra dall'alto" e fu un miracolo si sollevò. Ma che smania, che smania, che smania di vivere ho. Come dei puntini vedeva i bambini fare il girotondo mentre i loro padri facevano guerre tremende, le loro madri coltivavano fiori, che profumavano i cuori dei dolci giardini circondati da pini, che senza cuscini dormivano, e il cuore gli si rattristò e allora scese e uno specchio si prese e davanti se lo piazzò, si fece i capelli di schiuma e senza fatica un motivo cantò: "Ma che smania, che smania, che smania di vivere ho" .E mentre cosi cantava per strada gioiva, un tram lo investiva e la morte se lo chiamò, ma lui rispose deciso: "Vi siete sbagliati ho cose da fare non potete lasciarmi ancora del tempo vi prego ve lo ridarò". La morte sorrise e lo prese per braccio e dentro una bara si ritrovò ed al suo funerale: grilli e cicale, leoni e formiche e donne a lutto che piangevano tutto ricordavano i baci che lui regalò. Ma si sentì un grosso tonfo il legno squassato e lui rilassato si alzò senza fiato ed un motivo intonò: "Ma che smania, che smania, che smania di vivere ho". Allora i presenti ballaron contenti e tutti facevano grandi commenti "Quest'uomo è speciale". La morte si sentì offesa con grande pretesa da parte se lo portò. "Ma insomma che dobbiamo fare, dovresti venire non puoi ritardare, anche io ho tante cose da fare e non posso restare a scherzare con te". E lui rispose: "Dammi qualche minuto devo fare un saluto e la sua faccia piena d'amore si illuminò". La morte se lo guardò: "Hai degli occhi stupendi se facciamo l'amore del tempo ti posso lasciare". Tra vecchie tombe di pescatori e pieni di ormoni si unirono in cori di grande passion, ed alla fine si alzarono si ribaciarono e la morte così si congedò: "Ma che smania, che smania, che smania di vivere ho. Ma che smania, che smania, che smania di vivere ho."

about

Nove brani inediti con testi e musiche di Giacomo Sferlazzo che, oltre ad aver cantato, ha suonato la chitarra, il marranzano e lo xilofono. I musicisti che hanno suonato con lui e che hanno curato anche gli arrangiamenti sono Samuele Venturin (fisarmonica, chitarra elettrica, violino, tromba), Piero Spitilli (contrabbasso, basso elettrico) e Jacopo Andreini (batteria, oggetti, mandola, mandolino, sax contralto e baritono) , quest’ultimo ha anche curato le registrazioni ed il mixaggio. Inoltre, Ruben Caliandro ha suonato la tromba in ‘Ciò che divide non son le divise’ e ‘Che smania di vivere ho’. Il mastering è di Alessandro Maffei.

L’album è stato registrato in presa diretta presso la casa/laboratorio occupata Il Melograno con alcune sovra incisioni fatte nello studio di Samuele Venturin a Ristonchi (Pelago).

Per il brano che apre l’album, ‘Crisi di Mercato’ l’artista Emilia Badalà ha realizzato la parte sonora con una performance del suo lavoro Grammofon: dischi di vetro su cui sono incisi disegni e parole legate a paesaggi o ad eventi particolari. Successivamente i dischi sono fatti suonare su dei grammofoni, la puntina del grammofono scorre sui solchi grafici impressi nel vetro in modo tale che, il risultato sonoro, sia un suono a diversi ritmi che cambia a seconda del disegno dei solchi. Per ‘Crisi di Mercato’ è stato inciso un disco di vetro con alcune frasi del brano. La performance si è svolta nell’ex manicomio di Volterra.

Per il brano ‘Il poeta Benedetto’, Giacomo Sferlazzo, ha usato l’opera Der Arbeitstag (La giornata di lavoro) dell’artista Leander Schwazer. L’opera è parte della trascrizione de Il Capitale di Karl Marx per Hollerith Punching Cards. Col semplice utilizzo di un carillon il testo viene trasformato in suono. Una composizione dadaista ha così fatto incontrare Karl Marx, Holleith e un carillon. Il testo completo del primo volume del libro di Karl Marx fa parte della collezione del Museo di Bolzano, dove una versione modificata e comandata da un motore la cui velocità dipende dal flusso del capitale, è in mostra a partire da marzo 2015.

La grafica e i disegni del disco sono stati eseguiti dalla giovane illustratrice e storica d’arte Caterina De Nisco.

Maxine Cambal ha realizzato l’immagine del cavalluccio colorato, le foto sono di Veronica Citi che ha anche realizzato, insieme a Giacomo Sferlazzo, un breve documentario sulla realizzazione dell’album

Guarda il doc > www.youtube.com/watch?v=plr8fx3qhPo&feature=emb_logo

credits

released April 22, 2016

license

all rights reserved

tags

about

Giacomo Sferlazzo Lampedusa, Italy

contact / help

Contact Giacomo Sferlazzo

Streaming and
Download help

Redeem code

Report this album or account

If you like Giacomo Sferlazzo, you may also like: